E’ stato inaugurato e avviato nella cornice del teatro comunale di Poggio Moiano, in provincia di Rieti, il progetto di autonomia abitativa e lavorativa per persone diversamente abili ideato e promosso dalla Diocesi Sabina-Poggio Mirteto e dalla Fondazione San Giorgio, con il fattivo contributo della Asl di Rieti, per tramite del Distretto Socio-Sanitario Rieti-3 e dell’Unione dei Comuni dell’Alta Sabina, che ne ospiterà l’attività.
Il progetto, inserito tra quelli finanziati dalla Missione V del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), metterà a disposizione un complesso immobiliare di 12 alloggi situato nel territorio del Comune di Scandriglia, membro dell’Unione, dove altrettanti beneficiari, selezionati in base a determinati requisiti di priorità tra i bisogni delle persone diversamente abili, verranno messi nelle condizioni di poter ottenere un’indipendenza abitativa, grazie all’ausilio di un team qualificato di professionisti messi a disposizione dalla Asl, dal Distretto socio-sanitario e dall’Unione dei Comuni. Medici, psicologi, assistenti sociali e personale altamente qualificato, seguiranno ognuno dei partecipanti in maniera esclusiva, donando ad ognuno ciò di cui a bisogno per raggiungere il massimo livello di indipendenza, ovviamente con l’ausilio e il supporto delle famiglie. L’indipendenza abitativa sarà solo il primo passo verso il terzo step del progetto, il cui obiettivo è quello di creare i presupposti per ottenere anche un’autonomia lavorativa stabile, e quindi un’indipendenza economica dei soggetti aventi diritto, anche attraverso percorsi di inclusione sociale, formazione digitale e inclusione lavorativa tramite tirocini presso Aziende, Enti Pubblici e del Terzo Settore. Il percorso, che potrà comunque essere prorogato, avrà una durata iniziale di 30 mesi per ogni avente diritto.
“Abbiamo accolto sin da subito l’invito a prendere parte a questo importante progetto, che risponde ad una reale richiesta da parte di un territorio come questo – ha detto il Vescovo della Diocesi Sabina-Poggio Mirteto, S.E. Monsignor Ernesto Mandara, aprendo la cerimonia di inaugurazione – osservando da vicino una realtà così grande ed eterogenea come la nostra Diocesi, dobbiamo essere pronti a rispondere alle richieste di un territorio molto diversificato, che va dal piccolo Comune dell’entroterra sabino alla grande realtà di periferia della Città di Roma, e questo progetto va in questa esatta direzione, quella di dare una risposta concreta dove mancava”.
“Siamo riusciti a mettere insieme un’autentica task-force d’eccellenza tra istituzioni, Diocesi ed enti del terzo settore per portare a casa questo importantissimo risultato – ha affermato con soddisfazione Don Antonino Treppiedi, presidente della Fondazione San Giorgio – per questo voglio ringraziare ognuno degli enti, delle istituzioni e degli attori che hanno preso parte a questa iniziativa, che ci permetterà di mettere in campo qualcosa che non si era mai visto prima d’ora, in sostegno ai bisogni di chi ha più diritto di essere ascoltato”.
“Tutti quelli che lavorano su un territorio come questo sanno bene che non esiste un’offerta sanitaria completa senza una adeguata risposta sociale – ha aggiunto il dottor Mauro Maccari, direttore generale della Asl di Rieti – come Azienda Sanitaria abbiamo l’obbligo di fornire risposte su tutto ciò di cui un paziente ha bisogno sul piano sanitario, ma progetti come questo testimoniano quanto sia importante il contributo al supporto sociale, per arrivare laddove, magari, un’azienda sanitaria non riuscirebbe ad arrivare. Come Asl faremo la nostra parte con l’impegno che ci contraddistingue, consapevoli che sono progetti come questo, portati avanti in sinergia e in stretta collaborazione, che riescono a fornire quei risultati ottimali che merita ogni cittadino”.
“Il progetto che presentiamo oggi donerà alle persone che ne hanno bisogno una possibilità che altrimenti non avrebbero potuto avere – ha spiegato Sandro Grossi, sindaco di Poggio Moiano e presidente dell’Unione dei Comuni dell’Alta Sabina – un progetto che fornirà loro la possibilità di rendersi indipendenti con un proprio alloggio e di prepararsi ed essere formate, quindi, ad affrontare anche la vita lavorativa, con la massima autonomia possibile. Un progetto di questa portata ha avuto dietro un lavoro enorme, non soltanto per la preparazione ma anche per la promozione vero l’inserimento sociale di persone che altrimenti rischierebbero di essere lasciate ai margini. E questo rappresenta già di suo una ricchezza, non solo per i beneficiari dell’iniziativa ma anche per noi”.
“Quest’oggi la provincia di Rieti, e nello specifico l’Unione dei Comuni dell’alta Sabina, sta dando una grande risposta al proprio territorio, avviando un progetto che va a toccare da vicino un mondo, quello delle disabilità, che non rappresenta un qualcosa di monolitico, ma un caleidoscopio di situazioni particolari dove non tutto può essere risolto nello stesso tempo è nello stesso modo – ha ribadito il consigliere regionale del Lazio, Eleonora Berni, intervenuta all’evento – Come consiglio regionale e come Regione Lazio, abbiamo voluto essere presenti sin da subito in questa iniziativa. Questo territorio è fatto di tanti piccoli centri che ogni giorno lottano, di fatto, per sopravvivere, e che per questo hanno bisogno di dare risposte concrete ai cittadini. Con iniziative innovative come queste tutti noi possiamo essere portatori di nuovi modelli sociali, volti a mettere in campo qualcosa di nuovo, di utile, di serio”.
“E’ con piacere e orgoglio che partecipo all’inaugurazione di questo importante progetto di inclusione sociale per le persone con disabilità nella provincia di Rieti – ha detto, in conclusione, l’onorevole Paolo Trancassini, Questore della Camera dei Deputati e parlamentare di rappresentanza per il territorio della Provincia di Rieti – l’iniziativa mette in campo una squadra di altissimo livello, dalla Asl di Rieti alla Diocesi Sabina-Poggio Mirteto, passando per l’Unione dei Comuni dell’Alta Sabina e la Fondazione San Giorgio. Questa è la testimonianza che in questa nostra Italia quando si vogliono fare le cose, si fanno. Questo progetto è la dimostrazione di come i piccoli territori, a volte, riescano a dare risposte tangibili, perché sono a diretto contatto con le persone, con le famiglie e con i bisogni delle comunità che vivono. Ed è questa ricchezza che nello stesso tempo inorgoglisce e responsabilizza, perché poi le risposte bisogna darle con i fatti, e questo progetto è un esempio di risposta data non solo a chi beneficerà del nuovo servizio, ma anche alle famiglie, tra loro diverse nel vivere e affrontare le disabilità”.